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A Napoli si protesta ormai da giorni contro il decreto del Ministro Alfano che dopo oltre 400 anni va a modificare la composizione della cosiddetta “Deputazione di San Gennaro”, l’istituto laico e autonomo dalla Chiesa che si occupa della tutela della cappella e del tesoro del santo. Ad accompagnare le tante proteste anche accorati appelli e numerose petizioni, con la vicenda che è arrivata fino in Parlamento dove sono state presentate interrogazioni a riguardo.

A fine Gennaio infatti si è deciso di equiparare la Deputazione ad una Fabbriceria, un ente composto sia da rappresentanti laici che della Chiesa, che potrà così nominare un terzo dei rappresentanti e esprimersi sui restanti due terzi. La preoccupazione per questo cambiamento “epocale” è arrivata fino a Pomeriggio 5, programma condotto da Barbara D’Urso. E alla delicata questione è stato dedicato un collegamento lampo da Napoli che ha dato il via ad una serie di polemiche nelle ore successive.

Si legge su Facebook a firma di Luca Delgado, uno dei rappresentanti della protesta invitati a partecipare al programma: “Cara Barbara, queste sono le parole che non ti ho detto.
Abbiamo aspettato tre ore al freddo, tre ore in cui abbiamo raccontato alla tua inviata tutto quello che c’era da sapere sul decreto Alfano, sulla gestione del culto e del Tesoro di San Gennaro, sul legame speciale che la città ha con il suo Santo Patrono che va ben oltre la fede. Tante cose di cui neanche tu eri a conoscenza, ma che forse forse non ti interessavano più di tanto. Tre ore in cui ci siamo preoccupati, aggiungerei giustamente, che di noi si facesse il solito ritratto stereotipato di selvaggi intenti a sacrificare una capra sul sagrato del Duomo e chissà quale altra immagine sbagliata di Napoli si voleva dare oggi. E dopo due ore di attesa, durante le quali ci pregavano di non andare via, siamo rimasti lo stesso perché volevamo poter dire la nostra e riuscire a distruggere l’immagine precostituita che una parte del pubblico da casa aveva e che voi volevate alimentare. Non è casuale che quando siamo stati contattati per l’intervista, ci è stato chiesto esplicitamente: “radunate un po’ di gente, facciamo vedere la vostra protesta”. Siamo rimasti, perché volevamo portare una testimonianza reale di quella che in realtà stiamo portando avanti: una protesta pacifica, condotta da un popolo che con dignità manifesta e che non ne può più della televisione italiana che ci racconta solo in un certo modo.
Così abbiamo aspettato una seconda ora, mentre il freddo aumentava e la nostra pazienza diminuiva, mentre tu decidevi di dare priorità a un simpatico cucciolo di cane. Un cucciolo di cane!
E quando siamo arrivati finalmente alla diretta e ci avevi presentato come “napoletani arrabbiati” e ti sei resa conto che invece non stavamo lì a prenderci a pugni o a ballare la tarantella, ecco che misteriosamente scompariamo dal palinsesto. Gli amici Francesco e Flavia hanno il tempo di dire una cosa a testa e poi via, pubblicità. Prometti di tornare su di noi, ma PUF il collegamento da Napoli salta, niente più parole, niente più napoletani arrabbiati. Napoli non fa audience così, “ma come a Napoli non fanno bo**llo?”, ti sarai chiesta.

Uno sfogo amaro tanto più se si va a vedere come la protesta sia stata riportata con molto più interesse da tante testate straniere. Chissà se la D’Urso leggendo darà nuovo spazio all’appello di queste persone.

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