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Antonio Scurati vince il Premio Strega 2019 con il romanzo ‘M. il figlio del secolo’ (Bompiani).

Ecco il suo commento:

“Sono felice ma soprattutto contento che molti altri italiani leggeranno questo libro non solo perchè lo ho scritto io ma perchè impareranno a conoscere la nostra storia con la speranza che non si ripeta, anche se in forme diverse”,

Lo scrittore è molto felice della vittoria e continua:

“Dedico questa vittoria ai nostri nonni e ai nostri padri che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo e soprattutto a quelli che fra loro trovarono il coraggio di combatterlo. E insieme lo vorrei dedicare ai nostri figli con l’auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent’anni fa e in modo particolare a mia figlia Lucia”

Da qualche tempo Scurati orbitava intorno al Premio Strega, a quanto pare la giuria ha deciso con l’edizione 2019 di premiare lui e si passare la palla delle vendite da Premio a Bompiani.

Resta da capire quanto ancora il Premio abbia attrito sul pubblico.

Di sicuro però, la distribuzione massiccia nelle librerie e la promozione del libro garantiranno un buon numero di vendite per Scurati.

Staremo a vedere se l’onda mediatica del Premio Strega ravviverà anche il mercato dell’editoria che non vive giorni particolarmente rosei nel nostro paese.

Dopo tante cinquine, Scurati può finalmente portare a casa l’ambito premio e sorseggiare dalla bottiglia di Strega, ritornando alle origini di uno dei Premi Letterari più discussi di sempre ma comunque seguitissimo e riconosciuto dal pubblico.

Di seguito la sinossi del libro:

Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come “intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale”. Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo – e questo è il punto cruciale – in cui d’inventato non c’è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l’autore attinge, ma soprattutto per l’effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un’opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

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