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Blog di Cultura ha avuto la possibilità di incontrare uno dei registi ed autori teatrali tanto più controversi quanto più innovativi del panorama italiano. Luciano Melchionna racconta così la sua arte e l’importanza di eventi come Omovies.

Il grande pubblico ha potuto apprezzare la sua arte in “ Dignità autonome di prostituzione “, uno spettacolo dinamico, innovativo, per alcuni aspetti controverso, in cui come ha spesso dichiarato gli attori si “offrono” alla mercè del pubblico. Come si sente nel riproporlo a distanza di anni nei teatri e riesce a cogliere, proprio per la particolarità dello spettacolo in sé, nuovi spunti, nuove riflessioni in ogni messa in scena?

“Con il mio spettacolo Dignità Autonome di Prostituzione io ripropongo una dinamica che è quella dello sfondamento della quarta parete – e di tanti altri ‘muri non numerati’ -, mi batto per la libertà dello spettatore che da ‘passivo’ diventa dunque ‘attivo’ ed è costretto a ‘scegliere’ chi e con cosa e se interagire. Oltre ovviamente a sollevare l’attenzione sull’artista costretto a vendersi e spesso a s-vendersi pur di ‘esistere’, vista la poca attenzione e l’inesistente sostegno delle istituzioni e della società, in situazioni a rischio, dunque, non affatto tutelate. Dignità Autonome di prostituzione più che uno spettacolo è una provocazione però o un suggerimento ben ponderato: aprire una casa chiusa e protetta dove continuare a ‘prostituirsi’ sì ma per scelta, consapevoli del proprio talento e motivati a farsi conoscere ‘fino in fondo’ dallo spettatore/cliente che viene a comprare cultura, arte, emozione e riflessione: non certo puro e sterile intrattenimento. “L’unica vera trasgressione è il pensiero critico” secondo Roth e io sposo in pieno questo manifesto. Il mio spettacolo a novembre scorso ha compiuto il settimo anno di repliche, siamo entrati nell’ottavo, ma mai un’edizione è stata uguale all’altra: ogni volta io cambio tutto e racconto quello che sento nell’aria, quello che mi fa sperare e/o disperare, ribollire il sangue, e quello su cui vorrei si concentrasse l’attenzione del pubblico. Questo è uno dei segreti del successo di questo progetto, a mio avviso: il mio tentativo di rinnovarmi, non per pura provocazione sterile o fine a se stessa ma per il gusto di ‘fluire’ in ciò che faccio, senza nascondermi dietro un dito, con la voglia irrefrenabile – a costo di rinunce e fallimenti e sacrifici continui – di evolvere insieme al mio ‘bambino’, per non perdere la grande occasione di imparare grazie a lui che mi insegna sempre di più, man mano che cresce. Credo sia tempo di tornare a respirare cultura, divulgarla con onestà intellettuale e morale (altra grossa trasgressione di questi tempi, a mio avviso), rinnovare la linfa vitale che scorre nel contrasto tra una risata e una lacrima, tra un ballo, un canto e uno ‘svenimento da sindrome di Stendhal’… durante la lavorazione del mio secondo film “Ce n’è per tutti”, sulle pareti di un ospedale fatiscente – animato da pericolosi ‘esserini’ assolutamente ignoranti e smarriti – in un attimo di furore ho scritto: ‘La cultura è l’unica vera arma: usiamola’, in netto e paradossale contrasto con i discorsi vuoti e disperatamente frivoli dei miei personaggi. Ecco, di questo mi occupo e di questo non finirò mai di cibarmi e di sentirmi affamato, ho bisogno di usare gli strumenti che ho nelle mani per svegliare le coscienze, la mia per prima.”

Trasgressione, innovazione, provocazione, tematiche che affronta nelle sue opere e che saranno al centro anche della rassegna cinematografica OMOVIES; le chiedo una riflessione sull’evento organizzato da Carlo Cremona.

“Il grande merito di rassegne come Omovies è la capacità di riporre l’accento sull’uomo in tutte le sue forme e generi e desideri, dando una chance ancora e ancora ad un territorio così meravigliosamente fertile qual è il sud. Ho apprezzato molto, sentendo Carlo al telefono, la scelta di non limitare le opere a tematiche omosessuali: mettere dei paletti in qualche modo frena la creatività. Mi piace molto l’idea di poter raccontare – con gli occhi di chi vive purtroppo ancora oggi la discriminazione e la pericolosissima ignoranza (non è un giudizio purtroppo ma un dato di fatto) di persone spaventate dalla diversità in cui spesso si rispecchiano – qualsiasi storia o sentimento: solo così possiamo esser sicuri di essere liberi di esprimere un mondo interiore variegato e infinito che nessuno potrà e dovrà mai spegnere. Io sono omosessuale e mi ritengo fortunato ma non ne vado fiero né provo alcuna vergogna: vivo, semplicemente, vivo felice di vivere e di fare ciò che amo per sentirmi sempre più ‘a fuoco’ e un pizzico ‘utile’ a qualcosa o a qualcuno. Ben vengano dunque rassegne o festival dove la magia di un credo rinnovato e sempre appassionato abbia la possibilità di farci ‘ri-conoscere’.”

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