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Muore un grande della musica (e non solo), muore David Bowie, un idolo, un simbolo, un’icona intergenerazionale. Non è una calamità naturale, non si tratta di attentato, nessuna sparatoria, nessun fan mitomane omicida, la gente muore tutti i giorni (e su questo si è pronunciato anche chi avrebbe fatto meglio a tacere, dando voce al solito becero populismo), ma David Bowie muore solo oggi.

Ora, è lapalissiano che non si possa focalizzare un intero palinsesto sulla morte di un artista, il lutto non è più di moda, ma forse la Rai ha fatto qualche errore di calcolo: “David Bowie è morto“, telegiornali, omaggio su “Blob”, concerto “Ziggy Stardust” su Rai 5 seguito da “Furyo” di Nagisa Oshima. È sufficiente come tributo a una star che con la sua criteriata follia ha rivoluzionato i massimi sistemi di un’era?

Secondo noi è insufficiente (dato anche il ristretto bacino di ascolto di Rai 5, canale di “micchia” – per dirla alla Checco Zalone -) e la pensa così anche Aldo Grasso che sul Corriere “attacca” Via Mazzini e la sua distanza siderale dall’oggi: “Premesso che la modernità di una tv generalista si misura anche dalla capacità di stravolgere il palinsesto (anzi, proprio dal tipo di stravolgimento si comprende l’importanza dell’evento), diciamo che la Rai ha fatto il minimo sindacale“.

Non si tratta di rispetto, ma di una questione di aderenza al quotidiano, alla notizia, e forse anche di un pizzico di sensibilità: la televisione è servizio pubblico, e sarebbe stato bene dare più spazio a ciò che la gente (anche solo per soddisfare una tardiva curiosità) si aspettava di vedere e di sentire. Invece mamma Rai ha preferito andare controcorrente, consumando quello che si potrebbe definire un grottesco paradosso: il Duca Bianco lascia le sue spoglie terrene, Ziggy torna sulle stelle, Rai 3 trasmette un impeccabile Alberto Angela intento a spiegare le radici della Roma cristiana (con tutto il rispetto per l’erudizione di Alberto e del sommo padre Piero).

Insomma, nulla è imperdonabile e se Grasso parla di sconfitta dal punto di vista culturale noi ci accontentiamo di riferire di una caduta di stile: sulla Rai è andata in onda una (momentanea) sospensione del buon senso.

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