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Avere un’idea e portarsela addosso come una colpa. Avere un’idea e finire per questa in un’aula di tribunale. Succede in Italia oggi, in quell’Italia che dopo aver bruciato sul rogo Giordano Bruno, processato Galilei, condannato e censurato, disse: “Mai piu”. E firmò una costituzione, perché quella libertà pagata sangue e vite rimanesse per sempre, monito e preghiera, per quel futuro che sì, sarebbe stato migliore.

Avere un’idea: non si può trivellare una montagna piena di amianto, distruggendo una valle, condannando gli abitanti a respirarne i veleni. Non si può pagare milioni per un’opera inutile, a vantaggio di pochi e a danno e spese di tutti.
Esprimere quest’idea in un intervista. Venire denunciati. Subire un processo.

É ciò che è successo a Erri de Luca, scrittore e poeta di fama internazionale, letto in più di 30 lingue da un pubblico di ogni età e matrice politica. Mercoledì 28 gennaio lo scrittore siederà sul banco degli imputati del tribunale di Torino.
L’accusa riguarda due dichiarazioni rilasciate a ANSA e Huffinghton post Italia nel settembre 2013 sui lavori per il TAV Torino-Lione: “Il sabotaggio è l’unica alternativa” e “resto convinto che il Tav sia un’opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotare quest’opera”, per le quali l’autore è stato denunciato dalla ditta francese che conduce i lavori della ferrovia.

“Per me, da scrittore e da cittadino, la parola contraria è un dovere prima di essere un diritto” dice, dopo aver rifiutato insieme ai suoi avvocati Vitale e Ballerini il rito abbreviato (che si sarebbe svolto a porte chiuse), per la ferma volontà che il processo sia tenuto in pubblica udienza.
La difesa non presenterà testimoni: nel libro “La parola contraria”, lo scrittore ha impresso la difesa di se stesso e dell’art. 21 della costituzione. In particolare, rivendica “il diritto di adoperare il verbo sabotare come pare e piace alla lingua italiana” e fa notare che “il suo impiego non è ristretto al significato di danneggiamento materiale, come pretendono i pubblici ministeri di questo caso”, ma che ha “vasta applicazione in senso figurato e coincide con il significato di ostacolare”.

Bastava dunque consultare il vocabolario per archiviare il caso Erri, che ha suscitato lo sdegno di molti e raccolto tanti gruppi di sostenitori che nel web e nelle piazze hanno manifestato il loro supporto allo scrittore- segnaliamo il sito iostoconerri.

Così mentre il mondo corre in avanti verso il progresso, un progresso che non è un treno di alta velocità ma la dignità e la libertà di ogni uomo, in Italia le lancette dell’orologio girano al contrario. Mentre viene processata quell’idea, quella parola contraria che forse è l’unica che può salvarci da questo medioevo culturale in cui siamo rinchiusi, a sentire il rosario continuo delle stesse opinioni, delle stesse menzogne, inchiodati nella gabbia delle nostre misere certezze. Perché una parola contraria può ridare speranza, smuovere le coscienze, dire che esiste ancora qualcosa di giusto in questo mondo che ci sembra così sporco e salvaguardarlo e difenderlo è un atto di coraggio, è nostro dovere, non solo come cittadini, ma come umani.

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