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Da sempre Gianna Nannini è un personaggio fuori dagli schemi.

Impossibile da classificare e contraria al politically correct, Gianna Nannini parla a ruota libera nel corso di una lunga intervista su Vanity Fair.

“L’unico ad avermi capito davvero a 14 anni, quando cercavo il mio posto nel mondo e mi sbattevo tra un provino e l’altro, fu Mike Bongiorno. ‘Questa ragazza ha qualcosa”, disse al concorso delle voci nuove'”.

Racconta, ricordando Mike.

“Mio padre mi aveva promesso una macchina se avessi conseguito il diploma prima del previsto. Feci due anni in uno e a 18 anni, con la Lancia regalata da papà, scorrazzavo in questa città tutta nuova facendomi rubare l’autoradio per incassare i soldi dell’assicurazione. La lasciavo in bella vista sul sedile del passeggero, ogni tre mesi qualcuno regolarmente spaccava il vetro e io incassavo felice i soldi dell’assicurazione”.

Un aneddoto interessante quello raccontato da Gianna che mostra un personaggio ribelle fin dall’adolescenza.

Poi parla del suo aspetto fisico:

“Da ragazza non mi piacevo ed evitavo di guardarmi allo specchio. Mi vedevo brutta. Il naso lungo, le tette che di diventare grandi non volevano proprio saperne, lo sviluppo che tardava ad arrivare e un canone estetico che non collimava con quello in voga. L’adolescenza è un’età terribile. Come rimani male nell’adolescenza, dopo non rimani più. Il primo amore, e chi se lo dimentica? Ti sorprende puro, senza meccanismi di difesa. Un ragazzo che mi fece incazzare e a cui in realtà piaceva un’altra: son quelle cose che ti capitano a 14 anni e ti fanno decidere di diventare cantante”.

Inevitabili le parole sul mondo lgbt:

“Ami gli uomini? Ami le donne? Sempre le stesse domande, davanti alle quali uno vorrebbe dire soltanto: “Ma te li fai i cazzi tuoi?”. Eppure sarebbe semplice: a me le divisioni, a partire da quelle di genere, non mi hanno mai interessato granché. Ho sempre amato uomini e donne e soprattutto non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo. Le ho sempre rifiutate, le definizioni. Al termine “coming out”, che ghettizza, ho sempre preferito la parola libertà. Alla parola gay, che ti pretenderebbe felice e ormai non usano più neanche in America quando indicono un pride, preferisco frocio. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro”.

Una Gianna ancora fuori dagli schemi, che non ha paura di dire come la pensa e riesce a sorprendere e turbare gli animi del politicamente corretto, oggi come ieri.

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