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Game of Thrones è il prodotto che ha rivoluzionato più degli altri negli ultimi anni, il senso delle serie tv, innalzandole qualitativamente e attirando su di sè un’attenzione senza pari. Adesso che manca davvero poco all’esordio dell’attesissima sesta stagione, un riassunto superveloce delle prime cinque potrebbe aiutare qualche curioso che vuole avvicinarsi alle intricate vicende de “Il trono di spade” ma che non ha avuto il tempo (o il coraggio) di immergersi in tutti gli episodi finora andati in onda.

Se c’è un’assioma imprescindibile in “Game of Thrones”,m che riassume perfettamente il senso della serie tratta dai romanzi di George R.R.Martin, è che è inutile affezionarsi ai protagonisti, tanto l’autore e gli sceneggiatori prima o poi li faranno fuori. E così diventa abbastanza facile sintetizzare in poche righe le prime stagioni, che ruotano inevitabilmente attorno alla scomparsa di personaggi che sembravano avere un ruolo chiave nella storia.

La lotta per raggiungere il potere, le complicate questioni ideologiche, la complessa mitologia e i misteri legati ai temibili Estranei, non sono altro infatti che il perfetto scenario in cui Martin cala dei personaggi talmente belli che prima o poi devono uscire necessariamente di scena. Così in una sorta di strano Medioevo, le casate degli Stark, dei Lannister e dei Baratheon si contendono il dominio nella Capitale, “Approdo del Re”, mentre una misteriosa discendente dei decaduti Targaryen risveglia i draghi e organizza la sua vendetta ad Est.

A cadere tra battaglie ed intrighi nel corso delle stagioni sono prima il capo della Casata Stark, Ned, interpretato da Sean Bean (attore famoso per essere fatto fuori in ogni prodotto a cui lavora), poi il figlio Robb che sembrava il pretendente più papabile per il trono, poi subito dopo la madre, la combattiva Catelyn. Sterminati quasi tutti i padroni del Nord, si capisce che probabilmente ad avere un ruolo importante sarà uno dei pochi superstiti, il misterioso e fin troppo buono Jon Snow che è fatto fuori a sorpresa nel clamoroso finale della scorsa stagione. Nel frattempo ci si affeziona, e pure tanto, a Tyrion, il nanetto dei Lannister, si odiano i suoi parenti e si spera che lascino presto lo scettro, si vedono le evoluzioni di Danaerys e i suoi draghi, sperando che si decida a spostarsi ad Ovest e ad interagire con gli altri protagonisti, e si assiste all’insensata rovina dei Baratheon.

Le prime cinque stagioni si sintetizzano molto velocemente così; plausibilissime le critiche per una generalizzazione che va a spiegare un capolavoro del fantasy in poche righe, ma se ci si volesse avvicinare alla serie solo adesso non sarebbe poi così impossibile capirne ed apprezzarne il significato.

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