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Sono pochi gli show che possono rivendicare il primato di essere un vero e proprio fenomeno della cultura pop, Lost è senza dubbio uno di quelli, anche a distanza di cinque anni dalla messa in onda del tanto discusso finale. L’Abc di ogni serial addicted che si rispetti, il prodotto più rivoluzionario nel panorama internazionale del piccolo schermo almeno degli ultimi vent’anni. Dopo la fine di Lost tanti hanno provato a ricalcarne le orme, ma il suo erede ancora non l’abbiamo visto (purtroppo). Quarantotto sopravvissuti ad uno schianto aereo si ritrovano su una misteriosa isola del Pacifico. Era il 22 settembre del 2004. Quello che segue sono sei stagioni di suspense, cliffhanger al cardiopalma, salti temporali in avanti e indietro, misteri intricati e azione mischiati con quesiti filosofici complessi che hanno reso la serie ideata da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber un capolavoro di scrittura televisiva, e non solo.

Abrams e co. hanno costruito una mitologia fitta e intrigante ed esasperando al limite il potere dei social network, hanno dato vita ad un gioco al massacro coi fan. Sul web le teorie dei fan spesso hanno anticipato le scelte reali degli autori, altre volte le loro folli congetture erano solo il modo più “sano” per avere finalmente una risposta alle tante domande suscitate dagli autori. Ma è proprio questo il bello di Lost: quell’enorme quantità di mitologia, sottotrame, teorie, indizi disseminati qui e là da un episodio all’altro, che alla prima visione sembra non avere assolutamente senso. Ri-guardare l’intera serie ora, col senno di poi, ha dei vantaggi notevoli: la catena degli eventi sarà assai più facile da seguire e chissà, forse, che non si riesca a capire anche il finale. Se invece siete dei neofiti: ecco i cinque motivi per cui dovete vederla assolutamente.

Una qualità senza precedenti


Sin dall’inizio Lost ha osato come pochi nel panorama tv imponendo standard produttivi e budget degni di un film made in Hollywood. Una scommessa rischiosa vinta anche grazie alla qualità della regia e della scrittura che in sei stagioni ha sperimentato e osato, arrivando dove altri non erano mai arrivati in una serie tv. Il concetto di “tempo” viene completamente destrutturato affidandosi a tecniche narrative inedite e rivoluzionarie per il piccolo schermo: flashback, flashforward e flashsideways che rendono ancora più avvincente una trama già di per sé densa, in cui troverete praticamente tutto. È la storia di 38 sopravvissuti che cercano di vivere e convivere su un’isola inospitale. Tra i personaggi principali ci sono un medico alcolizzato, un evaso, un gangster, un ex guardia repubblicana irachena e un truffatore. Quindi c’è azione, sicuramente. Ma anche romance in tutte le salse: triangoli amorosi, amori tormentati, rinascite emotive. E poi risate, tante risate. Anche i personaggi più seri e stoici, quelli che meno ti aspetti hanno i loro momenti “comici”.

I misteri


Fin dai primi momenti dell’episodio pilota è subito evidente che il volo Oceanic 815 non è precipitato su un’isola qualsiasi. Dietro quella sua apparenza di luogo paradisiaco c’è molto di più. Episodio dopo episodio, più i Losties si avventurano nei suoi oscuri meandri e più ci ritroviamo persi in una trama intricata di misteri, di cui è difficile tenerne traccia. Chi sono gli Altri? Qual è la natura del mostro di fumo? Come ci è finito un orso polare su un’isola del Pacifico? Che cos’è l’isola? Le domande sono infinite. Ma non illudetevi di avere subito una risposta, perché in Lost ogni domanda genera un’altra domanda. La ricerca continua del sapere, la voglia irrefrenabile di soddisfare la curiosità non riuscirete a placarla (forse) nemmeno dopo aver visto l’ultimo episodio. Perché come dice J.J. Abrams: “il mistero è il catalizzatore dell’immaginazione”, ed in quanto tale “è più importante della conoscenza stessa”.

L’esperienza


Lost è un viaggio che segue direzioni ignote e talvolta imprevedibili. Ma soprattutto è una metafora della vita, e di come nella vita a volte serve affidarsi più alla fede che alla ragione (una delle tante dicotomie esplorate dalla serie), perché non tutto può essere spiegato, razionalizzato. Lost si presta a molti livelli di fruzione. La chiave principale di lettura è quella del simbolo e della metafora. I riferimenti filosofici, letterari e alla cultura di massa sono tantissimi e intriganti da scoprire e decifrare per qualcuno. Chi non è in vena di troppe elucubrazioni mentali, non si lasci spaventare, avrà comunque materiale a sufficienza per restare incollato allo schermo e vivere un’esperienza indimenticabile.

I Cliffhanger


Lo sportello della botola si apre, Jack e Locke guardano al suo interno mentre la camera si allontana gradualmente dai loro volti perplessi: si chiude così la prima stagione di Lost. Con un «cliffhanger» da manuale che ci lascia con più domande che risposte (tanto per cambiare). Quello della botola però è solo il primo dei tanti finali scioccanti e indimenticabili a cui ci ha abituato questa serie: dal «Dobbiamo tornare indietro, Kate!» alla fine della terza serie, all’esplosione di Junghead alla fine della quinta. Fino a quel finale di serie, che diciamocelo tanto risolutore non lo è. E, se qualche domanda ancora vi gira in testa, allora forse è il caso di prendere il telecomando e schiacciare di nuovo il tasto play.

I personaggi


Forse, il mistero più interessante da capire di Lost, sono i suoi personaggi. Perché in fondo tutti i colpi di scena, le rivelazioni, gli intrighi, i cambi di rotta, altro non erano che – a detta degli autori – un complicato e affascinante pretesto per raccontare il loro percorso di redenzione , le loro debolezze, i loro difetti e i loro punti di forza. Come in tutte le serie ci sono personaggi che si fanno amare al primo sguardo, altri che odi a pelle, eppure non ci sono buoni o cattivi, perché in fondo ogni personaggio nasconde nel profondo un lato oscuro, un passato tormentato che li ha resi quelli che sono. E alla fine, proprio come all’inizio prima che lo show si perdesse in tutta quella fantascienza e quella spiritualità, sono loro i personaggi il vero cuore dell’isola. Guardare in che modo le loro storie si concludono è emozionante: la ragione numero 1 per vedere Lost.

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