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Credit Photo: Gianni Fiorito

La riflessione sulla caducità della vita. Uno sguardo ottimista sul futuro. Il cast internazionale. La dedica al mentore Francesco Rosi. E un’ambientazione suggestiva che fa da sfondo alla storia di Fred e Mick, due amici di lungo corso alla soglia degli ottant’anni. Dopo aver raccontato il fascino decadente della città eterna in “La Grande Bellezza”, per la sua ultima fatica cinematografica Paolo Sorrentino sceglie gli immensi e imponenti paesaggi della Svizzera. Senza tralasciare qualche incursione nel Regno Unito, a Londra, e nel nostro paese, a Roma e Venezia (indimenticabile la sequenza onirica girata a Piazza San Marco, con il protagonista che cammina sulla passerella mentre il livello dell’acqua inizia a salire fino a sopraffarlo), “Youth – La Giovinezza” è girato quasi interamente in Svizzera: 42 giorni su circa 50 di riprese, tra i boschi e le montagne dei Cantoni Berna e Grigioni.

Fred (Michael Caine) e Mick (Harvey Keitel), musicista e direttore d’orchestra in pensione il primo, regista in cerca di ispirazione l’altro, si incontrano durante una vacanza in un hotel di lusso sulle Alpi. Qui, immersi nel verde, e lontani dalla vita caotica della città, tra ricordi del passato e indecisioni sul futuro della propria esistenza, osservano il trascorrere della vita delle persone che sono loro accanto.

Gran parte delle scene di Youth sono state girate tra due alberghi extra-lusso (questo però potrebbe scoraggiarvi) nel Cantone dei Grigioni: il Waldhaus Flims Mountain resorot & Spa, l’albergo-spa, con saune e bagni turchi, e una elegante piscina da cui emerge in tutta la sua statuaria bellezza Madalina Ghenea, nel poster del film presentato all’ultimo Festival di Cannes; e lo Schatzalp Hotel di Davos. L’occhio di Sorrentino scruta il fascino di questi luoghi lasciandosi ispirare dalla raffinata ed elegante atmosfera rétro della Bella Époque. Ma se al Waldhaus il glamour tutto liberty si accompagna ad un design degli ambienti interni ultramoderno. Allo Schatzalp, invece, il tempo sembra essersi fermato. L’ex sanatorio Berghof, inaugurato nel 1900 e poi convertito in albergo di lusso, conserva la sua architettura originale, sia all’esterno che all’interno, e tutta la forza evocativa dei suggestivi dintorni che ispirarono Thomas Mann a scrivere il suo romanzo “La Montagna Incantata”. L’imponente struttura, raggiungibile con una funicolare attiva dal 1899, si erge in una posizione spettacolare su una terrazza soleggiata a ridosso di Davos, da cui si apre una vista sulla valle decisamente mozzafiato.

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