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“L’unica differenza tra me e un pazzo, è che io non sono pazzo” sorride sotto i lunghi baffi Salvador Dalì, gli occhi grandi puntati verso il cielo a guardare oltre, un’altra realtà.

A contraddirlo è la storia: tantissimi sono gli esempi di personalità eccezionali che nella vita soffrivano di disturbi psicotici. Storie e vite di sensibilità, estro creativo ma anche di allucinazioni, depressioni, irrazionalità, sregolatezze.

Van Gogh era incline a depressione e paranoia, dopo una lite con Gauguin si tagliò l’orecchio e lo regalò a una prostituta, morì suicida. Virgina Wolf soffriva di depressione e insonnia a tal punto da suicidarsi nel 1941. Sylvia Plath, dopo aver portato in camera dei biscotti ai bambini e chiuso la porta, morì infilando la testa nel forno. Modigliani fu trovato morto per abuso di alcool e droghe. Einstein da bambino era affetto da autismo il che portò i genitori a crederlo mentalmente ritardato. John Nash, ha vissuto 25 anni soffrendo di schizofrenia paranoide, credendosi l’imperatore dell’Antartide e ad oggi è considerato una delle menti più brillanti del ‘900, passato alla storia per aver sviluppato la “teoria dell’equilibrio” usata nella teoria dei giochi.

Genio e follia, due facce di una stessa medaglia? un mistero aperto da oltre duemila anni. Oggi le neuroscienze hanno tentato di dare una risposta: il Karolinska Institutet di Stoccolma ha compiuto il più vasto studio in questa materia, da cui è risultato che le persone creative hanno più dell’80% di possibilità di vivere con un disturbo bipolare. Percentuale che sale ulteriormente per gli scrittori professionisti, i quali hanno anche il 50% di possibilità in più di suicidarsi.

Si ipotizza che la chiave di volta sia nel “procuneus” una parte del cervello che regola l’attenzione e la concentrazione: nei pazienti con disturbo della personalità e nelle persone creative essa non è in grado di filtrare gli stimoli della realtà, percepisce ogni dato come importante. Così il cervello continua a generare idee.

Un filo rosso inestricabile sembra quindi unire genialità e follia, sulle tracce di tutti quegli esempi che con sensibilità e creatività hanno saputo cogliere al di là della menzogna superficiale, l’incomprensibile verità del mondo. Pagando spesso per prezzo la propria felicità.

Ma ai difensori della razionalità e della normalità a tutti costi, ricordiamo che ogni tanto aprire un libro, osservare un quadro, agire al di fuori della logica e delle previsioni sicure, può essere un modo per trovare qualcosa per cui valga la pena vivere. Un modo per non morire, consumati da una malattia più grave della follia: la mediocrità.

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