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A leggere le parole di Umberto Eco non ci si crede. Ma come, proprio lui che ha ricevuto la laurea honoris causa per la Comunicazione? Ma l’Università di Torino aveva bisogno di questa pubblicità? Umberto Eco ha davvero esagerato questa volta, non la si può mettere su altri piani.

Le parole esatte che riguardano il web e i suoi proseliti, sono a dir poco anacronistiche (vedi Umberto che anche sul web usiamo un linguaggio che si chiama italiano?): “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli“. Che analisi lucida…

Ecco, adesso siamo tutti degli imbecilli. Ma come? Dove sono finiti gli ideali di libertà di espressione? E poi, caro Umberto Eco, non ci venga a dire che gli imbecilli non ci sono mai stati sulla carta stampata… Gli imbecilli ci sono dappertutto, ovvio anche sul web, ma non è che i social media sono come le caserme che li arruolano tutti e creano delle legioni pronte a combattere il nemico ovvero l’intelligente.

E poi anche questo autoincensarsi, questo porsi sempre su un livello maggiore degli altri, in questo caso dei social media, non è così snob da sembrare persino kitsch? Umberto Eco ha parlato anche di bufale, quelle che chi abita il web conosce bene e sta imparando a riconoscere come le morti annunciate di chi è ancora in vita. È vero che la falsa informazione è più facile da trovare nel www ma non verranno mica a raccontarci che sulla carta stampata non si è mai compiuto un errore, eh?!

Eco è a ruota libera: “La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità“. Insomma ce n’è per tutti. Che poi, lui in televisione ci va… Questo sparare a zero non sarà un po’ troppo generalizzante? Non sarà un po’ ingiusto nei confronti di chi sa stare nel mondo web come nel mondo reale? Internet e i social media non sono una realtà parallela, un mondo raggiungibile con una botola nel pavimento.

Possibile che Umberto Eco pecchi in questo modo brutale, facendo di tutta l’erba un fascio? Condannare i social per una percentuale di chi li abita non è cosa villana e superficiale? Si snob ma soprattutto poco originale.

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