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Questa è la volta buona per Leonardo DiCaprio di portare a casa il tanto agognato (e meritato) Oscar? Sembrerebbe proprio di si, con una concorrenza che non appare stavolta potergli mettere i bastoni tra le ruote, e con un ruolo, quello in “The Revenant” di Inarritu, che ha convinto critica e buona parte del pubblico. Il ruolo di padre tormentato che insegue la sua vendetta è l’ennesima prova cinematografica che Leo ha superato in pieno, e nonostante non si tratti di un film “facile”, il suo carisma e le sue capacità recitative fanno si che anche nelle sale italiane si prospetti un successo inevitabile.

E a conferma della passione che DiCaprio mette in ogni suo ruolo, le quasi 5 ore di trucco giornaliero (come si può vedere dall’immagine di copertina) che lo hanno visto coinvolto per la scena dell’orso. Un impegno costante e inimmaginabile, uno sforzo che lo ha fatto calare profondamente nella parte.

Ed è proprio la scena della lotta con l’animale selvaggio quella che colpisce di più in “The Revenant”; l’orso lo riduce in fin di vita, la sopravvivenza miracolosa all’accaduto di fatto dà il via all’evoluzione della trama e alla sua ricerca nel selvaggio West per scovare l’uomo che l’ha tradito. Riguardo la particolare lotta lo stesso Leo aveva commentato: “Sembra di guardare qualcosa che non dovresti guardare”, a ribadire uno spettacolo rude e violento difficile da digerire al primo impatto. Ma che cosa si nasconde dietro all’ormai già celebre scena? Come è stato possibile ricostruire fedelmente l’animale e le sue movenze?

La risposta, come spesso accade al cinema, arriva dalla tecnologia, e a prendere le sembianze dell’animale è stato uno stuntman, Glenn Ennis, che ha guardato centinaia di video di orsi per riuscire nella parte. Imbottito con una speciale tuta che cattura i suoi movimenti e li sostituisce con la computer grafica con quelli del grizzly.

Un lavoro certosino che lo stesso Inarritu ha apprezzato molto e che ha dato la possibilità a Leo di vivere a pieno la scena e al film di avere una verosimiglianza a tratti irreale.

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