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Hudea. Così si chiama la bambina catturata dalla macchina fotografica di Osman Sagirlia in Siria e che ha spiazzato chiunque si sia imbattuto in lei. Ha quattro anni e fa parte di quei 5 milioni di bambini siriani che si stimano essere coinvolti nella guerra tra le forze governative del regime di Bashar Al Assad e le forze dell’opposizione.

Hudea ha uno sguardo impaurito ma soprattutto arreso alla vita. O alla morte. Alza le mani “in segno di resa” come è lo stesso fotografo Osman Sagirlia a raccontare alla BBC: “Avevo una macchina fotografica con un teleobiettivo ingombrante e la piccola, scambiandolo per un’arma, ha alzato le mani in segno di resa“.

Hudea, i suoi occhi, le sue mani alzate, il volto sporco soprattutto dalla paura, sono diventati inevitabilmente un simbolo della guerra che si sta combattendo in Siria e che sta logorando la popolazione. Poco importa se l’immagine in questione fu pubblicata per la prima volta l’anno scorso nel giornale Türkiye, dove Sağırlı ha lavorato per 25 anni. Il quando purtroppo in questa occasione non ha rilevanza, anzi ce l’ha: le cose non sono cambiate e continuano a peggiorare.

Hudea è stata ritwittata 11mila volte. Un boom mediatico veloce e forte. Cosa resterà di questi occhi e di queste mani dopo il fenomeno social che ha incantato il web?

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