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È andata oltre le più rosee aspettative la raccolta dei Piani Individuali di Risparmio nel 2017. Secondo il Quaderno di Ricerca stilato da Assogestioni, in Italia hanno sottoscritto i fondi comuni 7.2 milioni di investitori, con una crescita di 500mila sottoscrittori rispetto al 2016. Cresce di conseguenza anche il tasso di partecipazione dell’Italia ai fondi come i Pir, dal momento che 12 italiani su 100 hanno scelto questo prodotto finanziario.

Sono tante però le motivazioni che hanno spinto gli italiani a sottoscrivere questo prodotto. In primis, la curiosità degli investitori nei confronti di un prodotto al debutto sul mercato italiano, poi i vantaggi fiscali che il Governo Italiano ha proposto per i PIR e infine la maggiore trasparenza. Guardando nel dettaglio, i fondi domestici PIR compliant sono stati sottoscritti da quasi 700mila italiani, ma il numero sale a 800mila risparmiatori guardando i fondi esteri. Quel che fa ben sperare per il futuro è che più della metà di questi investitori sono in realtà italiani che si affacciano per la prima volta al mondo finanziario scegliendo prodotti di gestione collettiva.

Il futuro si preannuncia quindi molto interessante e si muove da aspettative ampiamente superate rispetto alle previsioni. Guardando alla natura degli investimenti, si scopre che gli italiani stanno abbandonando i conti deposito mentre prediligono i fondi flessibili, seguiti da obbligazioni, fondi bilanciati e azionari, quasi a sottolineare che gli italiani prediligono fondi che garantiscano maggiore libertà e interventi in prima persona per scegliere cosa mantenere in portafoglio, ma anche al contempo minore esposizione ai rischi.

Accanto ai PIR, che possono essere definiti prodotto dell’anno per il numero di sottoscrizioni ottenute, il 2017 è stato un anno importante sia per il PIC a versamento unico, prescelto da 68 investitori su 100, ma anche per il PAC. I piani di accumulo capitale sono infatti la forma di investimento prescelta dai più giovani, perché danno la possibilità di investire anche partendo da quote molto piccole. Per quel che concerne i Piani Individuali di Risparmio, ogni sottoscrittore detiene mediamente 13.670 euro, ma solo 17 investitori su 100 si avvicina a quota 30mila euro, cifra massima consentita per beneficiare delle agevolazioni fiscali.

Guardando invece alla popolazione media che decide di investire, è possibile tracciare un identikit del sottoscrittore medio. Si tratta nella maggior parte dei casi di uomini tra i 46 e i 65 anni, che vivono principalmente nel Nord Italia e investono poco più di 14.400 euro annui. È però evidente che la concentrazione del patrimonio si concentra tutta nella fascia più alta, così come accade per la ricchezza complessiva delle famiglie italiane. Non è però da sottovalutare l’ascesa della donna tra gli investitori: il pubblico femminile ha infatti recuperato parte del gap formativo nei confronti dei colleghi uomini e nel futuro potrebbero facilmente pareggiare le sottoscrizioni maschili.

Per quel che concerne la geografia dell’investimento, invece, PIR, PIC e PAC sono concentrati maggiormente al Nord, in particolare in Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte dove risiede un gran numero di investitori, mentre i valori scendono gradualmente al Centro e al Sud, dove gli stipendi sono inferiori e il patrimonio complessivo è decisamente inferiore

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