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Il suo nome è Shen Yongping, regista cinese, arrestato e condannato ad un anno di prigione per “attività commerciali illegali” dopo, appunto, la realizzazione del suo documentario, chiamato “A Hundred Years of Constitutionalism“.
Tuttavia, quest’attività commerciale illegale non può essere definita tale, in quanto Shen ha reso disponibile il suo lavoro a titolo gratuito, online!
Per questo, l’accusa da parte della corte è stata definita, dall’avvocato del regista, “ridicola“. Questo perché, appunto, “Shen non voleva fare soldi da questo film, ma, anzi, ha perso soldi nel realizzarlo

Sostanzialmente, il reale motivo dell’incarcerazione risiede nell’argomento trattato da Shen nel suo film.”A Hundred Years of Constitutionalism” mostra i vari tentativi falliti, da parte della Cina, di stabilire uno Stato Costituzionale. Per dimostrare questa tesi, il regista ha attraversato un arco temporale di 100 anni, dalla dinastia dei Qing, all’insediamento del Partito Comunista Cinese, nel 1949, tutt’ora al potere.

Una pena che si va ad aggiungere a tutta la serie di persecuzioni che, in quest’ultimo anno, ha visto, tra giornalisti, reporter e altri liberi pensatori, ben 44 incarcerazioni. Questa linea dura contro il dissenso trova il favore del Segretario Generale del P.C.C, Xi Jinping.
E’ proprio a causa di quest’ultimo che la “censura coatta“, in Cina, ha avuto la massima espansione.

A proposito di quest’ultima affermazione, infatti, già dal 2009, ad esempio, Facebook è stato bloccato in Cina; oppure, altro celebre evento, l’oscurazione di Instagram.
Insomma, il Partito Comunista Cinese auspica di riuscire a garantire il “controllo sulla leadership dei media nelle mani di qualcuno che abbia la medesima ideologia del Comitato centrale del partito, sotto la guida del Segretario generale Xi Jinping”.

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