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4 giugno: data in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della strage accaduta in piazza Tienanmen. In Cina sono stati bloccati alcuni servizi di Google per evitare lo “spamming” del dissenso. Molti utenti utilizzando l’hashtag #Tam25 sono in grado di contribuire sui social mondiali per ricordare e ravvivare lo stesso spirito di partecipazione che fu mostrato durante le dimostrazioni guidate da studenti, intellettuali e operai nella Repubblica Popolare Cinese tra il 15 aprile e il 4 giugno 1989.

Il 4 giugno del 1989 l’Esercito di liberazione popolare sparò sulla folla manifestante, trasformando una dimostrazione studentesca in una strage di sangue. Si contarono duecento morti e circa un migliaio di deceduti secondo le storie raccontate dagli espatriati cinesi. Le autorità e l’Intelligence confermarono tali cifre nei loro rapporti di indagine in merito alla vicenda che la Cina ha sempre rifiutato di etichettare come “massacro, strage di sangue”.

Il sito China-Files oggi, a distanza di venticinque anni, ricorda la censura sulla vicenda:
Il termine “Tiananmen”, inserito su un qualsiasi motore di ricerca all’interno della Repubblica popolare, restituisce solo immagini e informazioni turistiche sul centro di Pechino. Censurati tutti i numeri che potrebbero alludere alla data: 4, 6, 89, 1989, 35 maggio, 65 aprile. Gli scorsi anni, nei giorni dell’anniversario, la ricerca di semplici parole come “oggi”, “domani” e “ieri” non davano alcun risultato. Addirittura le emoticon con la candela erano state disattivate dalle piattaforme di chat.

Sotto #tam25 numerosi utenti cinesi postano in questa giornata da non dimenticare, foto e selfie con volti coperti e mani segnate con pennarelli colorati cifre, lettere e scritte: “4 giugno, 25 anni di falsità”. Una frase semplice ma molto significativa.
Il dissenso generale e popolare viene propagato sui social con foto d’archivio e frasi anti-regime.

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