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Il teatro greco di Siracusa, uno dei più belli di quella che fu la Magna Grecia riparte con il 50° ciclo di rappresentazioni classiche. L’INDA, istituto nazioanale dramma antico, festeggia i suoi cento anni di attività e ricomincia da dove aveva iniziato nel 1914, mettendo in scena al teatro greco di Siracusa Agamennone di Eschilo, oltre alla sua tragedia consequenziale, coefore-eumenidi. Come é ormai consuetudine, alle tragedie sarà affiancata anche una commedia, le Vespe di Aristofane. E’ stato inoltre prodotto un “prologo” basato sull’antefatto rispetto a ciò che accade in “Agamennone” e che é stato mandato in scena lo scorso 16 Aprile.

Il cast é davvero stellare, le scenografie sono di Arnaldo Pomodoro e vanta numerosi “mostri sacri” del teatro: Paola Gassman ( Profetessa) e Ugo Pagliai ( Apollo), Piera Degli Esposti nel ruolo di Atena (curiosa la scelta di un’attrice spesso molto ironica per un momento solenne come quello del Deus ex Machina) oltre ai più giovani Francesca Ciocchetti ( Elettra) e a Francesco Scianna nei panni di Oreste, che avevamo già visto protagonista nel Kolossal di Tornatore Baarìa. La regia é affidata a Daniele Salvo che negli ultimi anni ha diretto Edipo a Colono con Albertazzi e Edipo Re con Daniele Pecci. La sua Orestea sarà piena di rimandi cinematografici: da Kubrick (la statua di Atena al centro della scena sarà come il monolite nero di 2001 Odissea nello spazio, che come si ricorderà, i è il deus ex machina che accompagna i passaggi fondamentali dell’uomo dalla scimmia alla preistoria sino al volo spaziale ed oltre) a David Lynch ad Akira Kurosawa.

La scelta della trilogia dell’Orestea si presta a numerosi significati, innanzitutto la ricorrenza del centenario dall’esordio in scena dell’Agamennone, che rende d’obbligo il festeggiamento per quello che potremmo definire l’anno giubilare delle rappresentazioni di Siracusa. Non é però da escludere un grande numero di rimandi culturali e, in una certa misura, storico-politici. La trilogia era stata portata in scena nella celebre edizione del 1960, con Vittorio Gassman interprete e regista, ma soprattutto con la traduzione di Pier Paolo Pasolini, il quale provava enorme ammirazione per quest’opera, per la sua valenza artistica e come disse espressamente lui,”pedagogica” e “politica”.

In effetti i due aspetti sono strettamente intrecciati, perché al pathos delle tragedie “Agamennone” e “Oreste” segue nella tragedia finale “Eumenidi” il trionfo della razionalità con l’istituzione da parte di Atena della “prima assemblea democratica della storia”, ovvero L’Aeropago. Infatti l trionfo della democrazia e della legalità fu anche il motivo per cui venne portata in scena nel 2008 nel 60° anniversario della Costituzione Italiana. L’Orestea dunque come Manifesto del teatro pedagogico ateniese, un luogo per imparare e riflettere senza escludere nessun ceto sociale e al contempo come perfetta metafora della Tragedia di cui parlerà Nietsche, come incontro tra spirito apollineo e dionisiaco: un equilibrio tra l’irrazionalità, che é nella natura dell’uomo quindi in tutti i protagonisti, e la ragione, che pone fine alla spirale di odio, senza la quale non potrebbe esserci una società.

Un teatro greco che ancora ci dice tanto e che gode ancora di ottima salute se si considera che é stato fonte di ispirazione anche per il cinema: Pasolini lo portò sul grande schermo, dove fece interpretare a Maria Callas il ruolo di Medea

Ecco infine una gallery, fra passato, presente e futuro della realtà del Teatro Greco di Siracusa.

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