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Jovanotti è un tipo innovativo. Uno di quelli che abbracciano le tre fasi temporali con una semplicità disarmante. Come fossero una cosa sola. Si gode il presente, ripesca ed evolve suoni del passato e guarda al futuro. Tutto contemporaneamente.

“Lorenzo 2015 cc” è l’emblema che certifica il discorso. Intanto è un disco di trenta pezzi. Sì, trenta pezzi. Una cosa mai vista e senza dubbio argomento di discussione. L’ossatura è credibile. L’album non è certo un concept, ma una play-list che mescola tutto il possibile. La musica si è inserita nettamente in un contesto digitale: perché porsi limiti?
Ma non solo. Apre il pre-order sugli store con un mese di anticipo e ogni martedì porta una canzone ai fan più affezionati fino alla data di uscita. Prova a incuriosirli. A stuzzicare la loro attenzione con piatti costantemente diversi. Presenta il disco a suon di infografiche e di emoticon e lancia il secondo singolo, “Gli Immortali”, con un sistema di video interlude che permette all’utente di avere cinque grafiche diverse in un solo videoclip.

Questa premessa per spiegare come Jovanotti sia costantemente alla ricerca del cambiamento. Detesta l’immobilismo e spazia allegramente da una parte all’altra. Presenta il disco con Sabato. Che già di per sé era parecchio lontana dagli standard a cui siamo abituati. E poi ci fa ventinove canzoni che viaggiano su strade completamente parallele.
Ma il disco è così. Appena credi di aver trovato un punto di congiunzione che delinei le linee guida, è pronto subito a farti cambiare idea. Ed è proprio lì il trucco. Le tre ore del suo ultimo lavoro sono completamente sconnesse tra loro. Per fortuna. C’è spazio per tutto. Un variegato di suoni che rende internazionale il disco di un artista italiano, lavorato a New York negli studi di Jimi Hendrix e con una costante ricerca di Africa nei testi e nei duetti ben riusciti con Manu Dibango (Musica) e Bombino (Si alza il vento).


Jova scrive un disco sotto pressione. Perché prima gli annunciano le date del tour e poi è costretto a costruire da zero un album. Mica male, come responsabilità. L’apertura – e non poteva essere altrimenti – è affidata a “L’alba”. Un inno ai nuovi inizi che si propone come uno dei diamanti dell’intero disco, che tocca picchi romantici con il trittico Le Storie Vere-Ragazza Magica-Un bene dell’anima e chiede di ballare sul ritmo di “Tutto Acceso” e di “È la Scienza Bellezza”, promossa da Guido Meda per la sua Moto Gp su Sky.

Lorenzo ricerca sempre testi di qualità. Geniale l’immagine de “L’Astronauta” che in assenza di segnale e forse prossimo alla morte chiede al suo ultimo interlocutore di riferire alla donna amata che “l’ultimo pensiero è solo lei”.

Altrettanto evocativa l’immagine di “Pieno di Vita” (si sarebbe potuto chiamare così il disco, per sua ammissione). Un concentrato di energia. Sliding doors per l’amore. “Non è vero che tristezza ed allegria son distribuite in modo uguale” e “Dentro a quel bicchiere di Tequila che berrai, quando avrai qualcosa a cui brindare, mettici una goccia delle lacrime che noi mescolammo in fondo al nostro amore” sono le frasi cardine del pezzo intervallato dai profumi di estate.

Cerca un equilibrio in “Insieme” (Non si vive mai due volte, non si muore mai a metà) e continua ad esplodere la sua energia in un lavoro davvero completo.

Lorenzo è un rivoluzionario del tempo. Può piacere o no, ma resta uno degli artisti più credibili del nostro panorama musicale e capace di prendersi dei rischi pur di non fotocopiare se stesso. Lorenzo 2015 cc è un lavoro immenso. Che vale la pena scoprire.

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