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“Diana era un pericolo per la monarchia: La regina non poteva volerle bene”.
Elisabetta – secondo Antonio Caprarica – non perdonò mai alla nuora l’intervista concessa nel 1995 alla BBC nella quale confessava la crisi con il principe Carlo: “Quelle parole minacciavano il regno”.
Ad oggi non rimane che il mito di una principessa fragile e assetata d’amore.
Così la racconta Caprarica nel suo libro “L’ultima estate di Diana”, una ricostruzione delle settimane che hanno preceduto la morte della principessa del Galles nell’agosto del 1997, tragedia di cui quest’anno è ricorso il ventesimo anniversario. Un libro dedicato ai ragazzi di oggi che non l’hanno conosciuta. “È stata la prima celebrità globale, faceva notizia solo spostandosi da un luogo all’altro. Una maschera dietro la quale c’era una donna fragile” racconta il giornalista.
Molte donne celebri sono morte in condizioni particolari, basti ricordare Marilyn Monroe, Grace Kelly, ma il clamore dopo un po’ si è spento. Ciò non vale per Lady D. Questo perché “Diana non è un personaggio dello spettacolo, ma una figura pubblica – continua Caprarica -. È nel suo ruolo pubblico di moglie del principe ereditario e madre del futuro re che si è consumata la tragedia. La vita della principessa è un conflitto tra l’aspirazione alla felicità e le norme di corte che la inchiodano a un ruolo. È entrata in un matrimonio interpretato erroneamente come atto d’amore, mentre era solo un atto pubblico e istituzionale. Pensava di entrare in una famiglia e invece è entrata in uno Stato”.
Ma ciò che aleggia intorno a tutta la vicenda è sempre un alone di mistero.
“L’unica verità è quella ufficiale: è stato un incidente d’auto, confermato da cinque processi. Se Diana e Dodi avessero indossato le cinture di sicurezza oggi sarebbero vivi”.
Ma la verità resta sempre un velo molto sottile, soprattutto quando si parla della famiglia reale d’Inghilterra.

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