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Girato in meno di un mese (perlopiù all’interno del St. James Theatre di Broadway), Birdman è un film da vedere tutto d’un fiato. Accompagnati dal suo ritmo incessante, sostenuto da una regia e un montaggio di altissimo livello, avremo poi tempo e modo di sviluppare le numerose riflessioni proposte. Vincitrice ai SAG Awards della scorsa notte del premio più ambito (miglior cast), l’opera del fuoriclasse messicano Alejandro Gonzalez Iñárritu si prepara a contendere a Boyhood e Grand Budapest Hotel la parte del leone anche agli Oscar 2015, con ben nove nomination.

Scopriamo dunque i segreti di un lungometraggio che, a prescindere dai premi, sarà uno dei più interessanti dell’intero 2015.

Miglior cast, appunto

Per capire l’ambizione (giustificata) dell’intero progetto ma anche lo spirito che Iñárritu ha cercato di infondere nella sua squadra, l’autore messicano ha mostrato al cast di Birdman una foto dell’equilibrista Philippe Petit, mentre compiva la traversata delle Twin Towers su un’asticella sottilissima. “Ragazzi, questo è film che stiamo per girare: se cadiamo, falliamo.” Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Zach Galifianakis, Naomi Watts e gli altri rispondo presente e fanno sì che l’impresa possa essere definita pienamente riuscita. Birdman è un prodigio tecnico ma funziona anche grazie al lavoro corale del comparto attoriale.

Philippe Petit e la traversata delle Twin Towers
Philippe Petit e la traversata delle Twin Towers

Michael Keaton

Michael Keaton merita un discorso a parte. Lui vi dirà che la personalità del proprio personaggio è estremamente diversa dalla sua e da quella di qualsiasi altra figura da lui interpretata. Inevitabile però, quasi superfluo e banale, notare le corrispondenze dei percorsi delle vite artistiche affrontate da lui e da Riggan Thomson. Questi passa dalla maschera pop Birdman – attraverso un ventennio abbondante di anonimato tendente all’oblio – alla volontà di adattare (firmando la regia, particolare da non sottovalutare) un’opera di Raymond Carver. Keaton, dal canto suo, inizia dalla maschera pop per antonomasia – l’Uomo Pipistrello di burtoniana memoria – e, in generale, da una discreta serie di successi, attraversa il suddetto ventennio discontinuo e trova infine il messicano che gli indica il checkpoint per la rinascita professionale. Ai Globes ha vinto come interprete nella categoria comedy/musical, per l’Oscar sarà un po’ più complicato: importa fino a un certo punto, perchè la sua parabola, applicata a Birdman, è già di per sè meravigliosa.

Una valanga di citazioni

Che sia un film sul e per l’arte, ce lo dice il plot, ma ce lo dice già il sottotitolo: L’inaspettata virtù dell’ignoranza, nel film, è il titolo della recensione che il temutissimo critico teatrale Tabitha scriverà a proposito dell’adattamento di Riggan Thomson.
Birdman è un lavoro pregno di richiami intertestuali, alcuni leggeri e divertenti (Chiamate Woody Harrelson? No, sta facendo il terzo Hunger Games), altri eleganti e raffinati. Dal più volte citato Carver al poeta Wallace Stevens (A thing is a thing, not what is said of that thing), dal Labrinto di Borges (letto da Mike Shiner) all’intero concept dell’opera che guarda al Macbeth (guarda caso recitato da un barbone, in una sequenza).

Extra

Birdman è stato l’ultimo film recensito dalla coppia di critici composta dagli australiani Margaret Pomeranz e David Stratton, in oltre 28 anni di attività. 5 stelle, manco a dirlo, per entrambi.

-8

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