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Che Miley Cyrus non si rispecchiasse più nel personaggio di Hannah Montana, la ragazzina acqua e sapone interpretata nella omonima serie TV, non è più una notizia. La performance che ha consacrato l’ex adolescente Disney come la reginetta del trash e del cattivo gusto è stata sicuramente quella degli MTV Video Music Awards, nella quale si è esibita in un (a dir poco provocante) pezzo di twerking, lasciando di stucco, oltre che Will Smith e la sua allegra famiglia, buona parte mondo dello spettacolo. A questa hanno fatto seguito altre performances caratterizzate da una caduta libera di degrado e volgarità.

Con l’ultima esibizione la cantante americana ha probabilmente toccato il fondo: non tanto per i costumi sgambatissimi che è solita indossare, per le movenze triviali o l’emblematica linguaccia, la quale piuttosto che conferirle sensualità parrebbe più verosimilmente renderla degna di una razza canina. La gravità dello spettacolo avvenuto alla O2 Arena di Londra lo scorso 6 maggio, ultima tappa del suo Bangerz Tour, risiede nelle parole rivolte dalla performer ai migliaia di spettatori (quasi tutti giovanissimi) riguardo l’uso di alcol e droghe. “Hopes we are all drunk and on loads of pills” queste le sue parole, ossia tradotte “spero che siamo tutti ubriachi e pieni di pasticche”, parole che si commentano da sole e che fanno riflettere molto su quelli che oggi sono gli idoli e i modelli di ispirazione delle masse giovanili. Un conto è incitare la legalizzazione della marjuana che in parte può anche essere condivisibile, un altro è invece spingere le menti dei giovani a bere alcol e devastarsi con droghe sintetiche.

Giusto per mostrare qualche statistica, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riporta che secondo le ricerche scientifiche chi comincia a bere alcolici abitualmente in un’età inferiore ai 16 anni ha una probabilità 4 volte maggiore di cadere in un’alcoldipendenza rispetto a chi inizia dopo i 21. Una pratica molto diffusa è il cosiddetto “binge drinking” ossia un’elevata assunzione di alcol nell’arco di poche ore, in pratica quello che la nostra Miley invita a compiere. La fascia di età più a rischio è quella compresa tra i 18 e i 24 anni. Ragazzi che, senza alcuna logica apparente, tracannano un cocktail dopo l’altro fino a raggiungere l’ubriachezza, talvolta l’incoscienza e, nei casi più gravi, il coma etilico. Nel 2012 il 14,8% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha dichiarato comportamenti binge drinking, il 20,1% tra i maschi e il 9,1% tra le femmine (dati ISTAT).

Ma quali sono le altre potenziali conseguenze dovute all’uso costante di alcool? Il Ministero della Salute afferma che i rischi ricadono non solo nell’ambito sanitario, bensì anche in quello psico-sociale, tra questi: assenze scolastiche, riduzione delle prestazioni scolastiche, aggressività e violenza, oltre alle possibili influenze negative sulle abilità sociali e sullo sviluppo cognitivo ed emotive. Peraltro, sempre più di frequente gli alcolici fungono da rampa di lancio per il consumo di altre droghe più pesanti, vista la tendenza degli adolescenti, e non solo, ad un policonsumo di diverse droghe nello stesso momento.

Non appare più sufficiente, dunque, che le istituzioni inaspriscano le norme anti-alcol e intensifichino le campagne di sensibilizzazione all’interno di contesti sociali quali le scuole, bensì che l’inversione di tale tendenza malata parta direttamente dalle famiglie dei giovani, spesso troppo tolleranti e inconsapevoli nei confronti dei propri figli e di ciò che loro fanno fuori di casa. L’attrazione per personaggi volgari e patetici come Miley Cyrus e per pratiche assurde come il binge drinking o il neknominate, altro non sono che lo specchio di una società che sta sempre più smarrendo nella sua unità cellulare, la famiglia appunto, quell’insieme di valori e principi, come la fiducia, la correttezza e la responsabilità e sulla base dei quali bisognerebbe (ri)costruire i veri rapporti interpersonali.

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