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È la canzone per eccellenza di un periodo, di un momento storico, che spesso si tende a dimenticare e che invece è la base di tutta la nostra civiltà contemporanea. Bella ciao ha conservato il suo significato, tramandata come un testamento, come consuetudine.

5-Bella ciao nasce probabilmente durante la seconda guerra mondiale in una zona circoscritta in Emilia, fra l’Appennino Bolognese e l’Appennino Modenese. Canto dei partigiani che però secondo quanto si apprende da recenti studi, ebbe maggior diffusione nel dopo guerra.

4-L’anno di diffusione del canto è segnato da un evento del 1947: “Canzoni Mondiali per la Gioventù e per la Pace” un raduno a Praga. Qui molti partigiani emiliani si recarono come rappresentati dell’Italia nuova e diffusero il brano come stemma della Liberazione. Fu tradotta in tutte le lingue.

3-È un canto contro l’invasore, un canto della Resistenza e profondamente antifascista. Non è un canto di guerra ma un canto che riporta alla visione umana di una vicenda che di umano aveva ben poco. Per anni le diatribe sul chi avesse composto il testo e la melodia hanno portato a voci che volevano fra gli autori Enzo Biagi.

2- Durante le manifestazioni turche contro il premier turco Erdoğan avvenute nella Piazza Taksim di Istanbul e in tante altre città turche nel 2013, Bella ciao è stata intonata da chi protestava. Così come è stata cantata dal movimento “Occupy Wall Street“. Perfino il candidato premier Hollande alla fine del suo ultimo discorso durante la campagna elettorale, intonò il canto.

1- Le origini della canzone sono controverse. Negli anni si parla perfino di una leggenda che si perde fra viaggi e Nuovo Continente. Mishka Tziganoff, un musicista zigano originario di Odessa, all’inizio del 900 si trasferì a New York aprendo un ristorante. Nonostante fosse cristiano, conosceva bene sia la lingua yiddish che il klezmer ovvero la musica popolare degli ebrei dell’Europa orientale e così nel 1919 incise proprio una canzone klezmer intitolata “Koilen” (“Carbone”). Sorprende ma le prime battute di “Carbone” sono le stesse di quella canzone che oggi cantiamo come inno di Resistenza.

Ecco il testo:

«Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

Mi seppellirai [Mi porterai / E seppellire] lassù in [sulla] montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire [Mi seppellirai / Mi porterai] lassù in [sulla] montagna
[sotto l’ombra] all’ombra di un bel fior.

E [Tutte] le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E [Tutte] le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!».

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